Vi presentiamo Luigi Boccherini

Vi presentiamo Luigi Boccherini

Introduzione

La parabola della fama di Boccherini può essere ben accostata a quella di Vivaldi: entrambi famosi durante la loro esistenza per essere grandi virtuosi del proprio strumento (rispettivamente il violino e il violoncello), entrambi creatori delle basi e dei generi su cui è stata costruita la storia della musica nel Settecento (non solo in Italia), entrambi però praticamente dimenticati dopo la loro scomparsa. Vivaldi dovette aspettare gli inizi del Novecento perchè il suo nome risuonasse nuovamente nei concerti, Boccherini addirittura oltre la Seconda Guerra Mondiale.

Il secolo di silenzio ci ha indubbiamente danneggiati, perchè durante questo periodo si sono persi documenti, lettere e manoscritti che avrebbero aiutato a comporre in maniera più soddisfacente la biografia su Boccherini.



Lucca

A di' 22 Febbraio 1743. Ridolfo Luigi figlio di Leopoldo Antonio Boccherini di Lucca e di Maria Santa figlia di Domenico Prosperi di Lucca sua moglie, nato a di' 19 detto a ore 10 in Lucca in Parrocchia di San Salvatore. Fu battezzato a di' 22 detto dal sotto Curato. Fu Compare il Nobile Signore Scipione Moriconi di Pollonia e Commare la Nobile Signora Caterina moglie del nobil Signore Ortucci di Lucca.

Nella casa di Luigi Boccherini, terzo di 7 figli, risuonava abitualmente la musica, visto che il padre Leopoldo era suonatore di professione (contrabbassista e, talvolta, violoncellista). Il padre di Boccherini ricorda in qualche modo il padre di Mozart: intanto il nome (Leopoldo Boccherini come Leopold Mozart), poi la sapiente educazione musicale impartita al proprio figlio, infine i viaggi intrapresi con il figlio per costruirgli, se possibile, la carriera.

Luigi Boccherini, che già da giovane si rivelò timido e sommesso, probabilmente fu conquistato dalla voce scura, calda, dolce e delicata del violoncello. Sotto lo studio del padre fece enormi progressi e già all'età di nove anni tenne i primi concerti. I seguenti quattro anni di studi musicali, insieme al fratello Gastone, alla scuola dell'abate Domenico Vannucci fecero definitivamente fiorire Boccherini, ricordato negli annali lucchesi per uno strepitoso concerto del 1756. Dopo un annetto di studi a Roma, da Giovanni Costanzi, allievo di Tartini, ricevette l'ingaggio, insieme al padre, nell'orchestra del teatro di Vienna.



Vienna


L'assunzione a Vienna di Leopoldo Boccherini al contrabbasso, di Luigi al violoncello e di Anna Matilde e Giovanni Gastone come ballerini fu opera diplomatica del rappresentante a Vienna della Repubblica di Lucca Battista Domenico Sardini, convinto estimatore dei Boccherini (e a quanto pare innamorato dell'altra sorella di Luigi, Maria Esther).

Suonando nell'orchestra di corte Boccherini ebbe senza dubbio l'onore di suonare o quantomeno ascoltare la musica di Gluck, il futuro riformatore del melodramma, e di trarne beneficio. E difatti proprio a Vienna nel 1760 il giovane Boccherini compose la sua opera prima, 6 trii per archi, la quale fu in futuro pubblicamente elogiata dallo stesso Gluck. Appena l'anno seguente anche l'op.2 venne alla luce: 6 quartetti che costituiscono quasi certamente il primo esempio di quartetto d'archi della storia.

Boccherini non divenne tuttavia famoso in ambiente viennese per la sua musica. Il suo cognome passò di bocca in bocca principalmente quando sua sorella Maria Esther si fidanzò con Onorato Viganò il ballerino favorito dell'imperatrice Maria Teresa, che divenne poi coreaografo e per il quale Beethoven compose il balletto "gli Uomini di Prometeo".

Intanto il timido Boccherini, non appagato della carriera avviata di violoncellista e compositore che gli avrebbe sicuramente procurato notevoli soddisfazioni a Vienna, cominciò ad avere nostalgia per Lucca, tanto che ancora nel 1760 Boccherini spedì una lettera al Gran Consiglio di Lucca chiedendo che gli fosse assegnato un posto di violoncellista. Ebbene, nell'Aprile 1760 Luigi Boccherini e suo padre lasciarono Vienna per Lucca senza ancora aver ricevuto risposta alla richiesta del posto.

Tale ritorno si rivelò non felice, visto che le poche notizie a riguardo di Boccherini ci dicono che i Boccherini dovettero tornare più volte a Vienna, per esempio nel 1763 quando padre e figlio si esibirono in un concerto apparentemente assai applaudito nella città di Modena, durante uno dei loro viaggi per Vienna.

In questo periodo, probabilmente finanziariamente difficile, Boccherini compose tantissimi concerti e sonate per violoncello, dato che ci fa ritenere che Boccherini fosse costantemente in attività come solista.



Milano

Nel 1764 Boccherini vide finalmente accolta la sua richiesta di essere inserito tra i musicisti dello stato lucchese. Boccherini tornò quindi a Lucca con suo padre ritornando alla modesta vita musicale che la città natale poteva offrire.
Così, mentre fratelli e sorelle vedevano le loro carriere svilupparsi (soprattutto Gastone, dopo tentativi come ballerino, coreografo e cantante ebbe un discreto successo come librettista, lavorando per Antonio Salieri e Joseph Haydn), pare che Luigi Boccherini non avesse probabilmente grandi soddisfazioni visto che appena un anno dopo il rientro si spostò, sempre con l'amato padre, a Milano dove i due suonarono in diverse occasioni nell'orchestra diretta da Giovanni Battista Sammartini, inventore della sinfonia all'italiana, non ben visto da Haydn, che lo definì un semplice scribacchino, ma pur sempre insegnante di Johann Christian Bach e Gluck. Il venire a conoscenza della musica di Sammartini portò Boccherini a comporre le sue prime Sinfonie.

Pur lontani da Lucca, i Boccherini ebbero conservati i loro posti nell'orchestra di Lucca e Luigi compose nel 1765 diversi lavori religiosi per la Confederazione dei Sabini, a dimostrazione del fatto che ancora era forte la volontà di rimanere legato alla città natale.

L'attività di composizione a Milano continuava ad essere appaiata da quella concertistica. Dalle memorie di Giuseppe Cambini tra l'altro si deduce che il giovane Cambini era stato accettato come violista in una formazione che comprendeva i violinisti Pietro Nardini e Filippo Manfredi e il violoncellista Luigi Boccherini; ebbene questa formazione, composta da musicisti e compositori toscani, fu il primo quartetto d'archi della storia.

Per Boccherini questa esperienza di musica da camera fu una delle tantissime e probabilmente pur avendo doti di violoncellista eccellenti che avrebbero potuto permettergli una carriera da solista, Boccherini preferì il genere della musica da camera per il suo essere schivo ma anche per la voglia di approfondire. In una sua lettera ha voluto spiegare chiaramente cosa intendesse per musica da camera: "i musicisti devono essere ben affetti all'autore, poi devono sentire nel cuore tutto ciò che questi à notato; unnirsi, provare, indagare, studiare finalmente la mente dell'autore, poi eseguirne le opere".

Poichè a partire dal 1766 nei documenti relativi all'attività musicale di Lucca compare il nome di Luigi ma non quello di Leopoldo Boccherini è assai probabile che proprio in questo anno il padre di Luigi sia deceduto, cosa che influì necessariamente nell'animo di Luigi che sempre aveva vissuto a fianco di suo padre, pure nelle peregrinazioni musicali. Per fortuna proprio l'attività di quartetto fece stringere a Boccherini una profonda amicizia con Manfredi, col quale avrebbe condiviso tutti i suoi futuri viaggi, primo tra tutti quello in direzione Parigi.

La necessità di Boccherini di avere una spalla, una sorta di protettore, deriva dal carattere timido di Boccherini, una timidezza che si riscontra spesso anche nella sua musica, non estroversa e accattivante come quella di Mozart e Hadyn, ma piuttosto improntata ad una religiosità istintiva, ad una spiritualità tenera, soave, oltre la sfera mondana, alle mezze tinte, all'introspezione, all'intimità.



Parigi

Gli storici, in mancanza di documenti, ipotizzano che il viaggio per Parigi sia stato piuttosto lento e che Manfredi e Boccherini abbiano soggiornato per lunghi periodi a Torino e in alcune città meridionali francesi, tenendo colà concerti e conoscendo, forse musicisti come Pugnani e Viotti.

Nel 1767 i due giunsero a Parigi, preceduti da ammirati e lusinghieri racconti, dato che una sinfonia a nome di Boccherini fu pubblicata da l'editore Grangé già ad inizio anno. Tale sinfonia, che è con ogni tutta probabilità un falso, dimostra come la fama di Boccherini a Parigi fosse tale da rendere conveniente di pubblicare a suo nome musica non sua già prima del suo arrivo.

I primi contatti che Manfredi e Boccherini allacciarono furono con madame Brillon de Jouy e il barone Charles de Bagge. La prima era una benestante clavicembalista trovatasi vedova da giovane, assai elogiata dal musicista-musicologo Charles Burney, che organizzava fervidamente attività musicali nei propri salotti, ai quali Boccherini e Manfredi furono invitati in qualità di esecutori e compositori (Boccherini dedicò a Brillon de Jouy le sei sonate per fortepiano con accompagnamento di violino op.5 e presumibilmente il violinista che la accompagnò nelle prime esecuzioni pubbliche fu il caro Manfredi). Stando alle cronache dell'epoca Charles de Bagge era invece un violinista e un compositore poco più che dilettante che pure organizzava concerti nella propria dimora, durante i quali Boccherini fece conoscenza con l'editore Vernier, il quale pubblicherà nel 1768 i primi sei trii e i quartetti op.1 e 2 di Boccherini.

Tali "anticamere" erano, all'epoca, passaggio obbligato per esser conosciuti e per poter accedere a concerti pubblici, tra cui quelli organizzati dall'accademia dei Concerts Spirituels, nata nel 1725 per eseguire musica religiosa nei giorni di festa e che oramai organizzava a cadenza impressionante concerti sia sacri che profani, divenendo un centro di divulgazione di opere di compositori come Corelli, Vivaldi, Leclair.

Boccherini e Manfredi si esibirono nei Concerts Spirituels il 20 Marzo 1768. Su tale concerto discordanti sono le opinioni a noi giunte. Il giornale Mercure de France notò come il pubblico fu assai caloroso con Manfredi, che eseguì una sonata di sia composizione, e ammirò l'esecuzione di Boccherini di una sua suonata per violoncello. Di contro le impressioni di Louis Petit de Bechaumont, famigerato per i suoi giudizi spesso assai taglienti trascritti nelle sue memorie, furono di musica piatta ed eseguita in maniera talvolta debole, talvolta troppo vivace da Manfredi e di cattiva qualità del suono per quanto riguarda Boccherini.

Le incomprensioni tra francesi ed italiani riguardo alla musica doveva essere reciproca, visto che Manfredi a proposito scrisse in una lettera al lucchese Di Poggio: "gli artisti francesi sono inappuntabili per la precisione e il trattamento dell'arco, ma difettano di espressione: gli strumenti non cantano". Tale lettera, datata 30 Giugno 1768 è l'ultimo documento che attesti la presenza dei due musicisti a Parigi.



Madrid

L'ambasciatore spagnolo a Parigi, Joaquin Atanasio Pignatelli De Aragon y Montecalvo, fu il responsabile del viaggio di Boccherini e Manfredi in direzione di Madrid prevedendo per i due un futuro pieno di successi e sodisfazioni.

In effetti Ferdinando VI aveva provato a far rinascere la cultura musicale, facendo costruire tra l'altro un teatro d'opera italiano e chiamando come direttore il mitico castrato Farinelli. La salita al trono di Carlo III avrebbe potuto relegare la musica in secondo piano se non fosse stato che suo figlio Carlo Antonio oltre ad essere un gran memolame fu pure un discreto violinista. Carlo Antonio cercò di rilanciare l'attività musicale chiamando a corte, sei anni prima dell'arrivo di Manfredi e Boccherini, il violinista Gaetano Brunetti.

Boccherini decise di intraprendere il viaggio con Manfredi per la Spagna nell'estate del 1768, essendosi accordato con la madre per il loro ricongiungimento a Madrid.

Arrivati a Madrid si accorsero che difficile era la strada per raggiungere la corte spagnola. Per oltre un anno Manfredi e Boccherini rimasero senza alcuna occupazione, se non quella della composizione: Boccherini scrive una serie di 6 trii dedicandola al Principe delle Asturie e un "concerto grande a più strumenti obbligati" per il teatro de los Caños del Peral.
Manfredi fu il primo ad essere ammesso alla corte del fratello del re, l'Infante don Luis, particolare personaggio amante della bella vita e della bella musica, che aveva a disposizione una piccola orchestra. Cercando di seguire le orme del suo amico, Boccherini compone 6 quartetti dedicandoli a don Luis. Forse questi quartetti servirono a svegliare l'interesse dell'Infante di Spagna, visto che dopo un altro anno (anno in cui Boccherini compose un'altra serie di quartetti, dedicati stavolta ai "Signori dilettanti di Madrid", e il concerto per violoncello col celeberrimo Minuetto) riuscì ad esser nominato violoncellista e compositore nella sua orchestra.



Alla corte di don Luis

La nuova posizione infuse in Boccherini una tranquillità e una serenità della propria condizione con conseguente aumento delle sue produzioni musicali che da ora fino alla morte dell'Infante saranno sempre a lui dedicate; tra queste composizioni "La Casa del Diavolo", il cui ultimo movimento è basato sul tema della Follia.

In questo periodo Boccherini compose le sue prime raccolte di quintetti per due violoncelli, il genere che più di tutti curò durante la sua esistenza. L'interesse di Boccherini per questo organico è facilmente spiegabile: data la presenza di un quartetto alla corte di don Luis, Boccherini amava unirsi in qualità di violoncellista a questo quartetto senza dover guerreggiare con il violoncellista già presente in organico. La caratteristica di molti di questi quintetti è il grande virtuosismo affidato al primo violoncello. Tra questi quintetti risulta molto interessante il Quintetto op.11 n.6, "la voliera", ispirato dalla passione di don Luis per gli uccelli.

Il 1772 fu un anno particolarmente triste per Boccherini, data la partenza di Manfredi per Lucca per occupare il posto nellca cappella della Repubblica che gli era stato conservato per tutti questi anni. Inoltre proprio in questo anno fu data a Boccherini l'occasione di suonare in presenza del principe ereditario e del nipote Carlo, presunto violinista, il quale, secondo documenti di autenticità dubbia, addirittura tenne Boccherini sospeso fuori da una finestra dopo un battibecco nato per la parte del primo violino, eseguito in quell'occasione da Carlo, che apriva un quintetto in maniera piuttosto banale, lasciando spazio al violoncello.

Tra il 1773 e il 1774 Boccherini compose eccezionalmente sestetti e quintetti con flauto, cosa che lascia presupporre la presenza momentanea di un flautista alla corte di don Luis.



Arenas de San Pedro

Da una biografia scritta dal pronipote Alfredo Boccherini y Calonje nel 1879 si viene a sapere che nel 1776 morì la madre di Luigi Boccherini e che lo stesso Boccherini in quello stesso anno si maritò con Clementina Pelicho, con cui avrebbe avuto cinque figli.

Sempre nel 1776 l'infatuamento dell'Infante di Spagna per Doña Maria Teresa Valabrega y Rosas fu tale che egli, nonostante che le leggi vietassero matrimoni tra persone di diverse classi sociali, decise di sposare Doña Maria noncurante della condanna all'esilio che dovette subire con famiglia e corte. Ecco quindi che Boccherini traslocò ad Arenas de San Pedro, a piú di 100 chilometri da Madrid, trovandosi di fatto in una situazione simile ad Haydn al castello di Esterhazy: una prigione dorata dove dedicarsi tranquillamente e liberamente alla composizione, che lo avrebbe tenuto però lontano dalla vita musicale europea.

Tra i primi lavori composti ad Arenas spiccano i sestetti per archi op. 23, anche per l'organico inusuale per Boccherini, e tra questi probabilmente il n.5 in Re maggiore. Dopodichè si susseguirono una serie sterminata di quintetti e quartetti e qualche raccolta di trii d'archi, tra i quali spicca il quintetto op.30 n.6 "La Musica notturna delle strade di Madrid", una sorta di musica a programma, di affresco pieno di ave marie, ciechi, musica popolare spagnola, parate militari. È interessante notare come Boccherini avrebbe successivamente chiesto all'editore Pleyel di ritirare questo quintetto dal commercio, ritenendo che fuori dalla Spagna fosse musica totalmente inutile e incomprensibile per il pubblico e per gli esecutori.

L'impegno di Boccherini per la musica da camera si interruppe brevemente tra il 1781 e il 1782, quando compose il suo celeberrimo Stabat Mater e le sinfonie op.35.

Lo Stabat Mater è uno dei pochi lavori di musica sacra, anche se alcuni elementi della biografia boccheriniana (l'aver ritrovato nel sepolcro il cordone da frate, i "Laus Deo" che si trovano appuntati su molte delle sue partiture, le preghiere che inondano il suo testamento) ci portano a pensare che alta fosse la sua devozione. Dato che proprio nel 1781 lo Stabat Mater di Haydn (composto nel 1767) venisse pubblicato a Parigi dopo probabili successi colà ottenuti, che proprio in quell'anno il fratello Gastone si trasferisse da Parigi a Talavera (non lontano da Arenas) comunicando sicuramente a suo fratello le ultime mode parigine in campo musicale e che possibile anche se non dimostrato è un rapporto epistolare tra Boccherini e Haydn (ci è arrivata lettera di Haydn al comune editore Pleyel nella quale si pregava di girare l'indirizzo di Boccherini, dato che nelle cartine in possesso di Haydn non compariva la città di Arenas) non è azzardato pensare che Haydn fosse, quantomeno indirettamente, resposabile della stesura di questo Stabat Mater, per il quale Boccherini non disdegnò il quintetto (anche se stavolta con contrabbasso, al posto del violoncello) e le sonorità lievi e soavi, che cozzano talvolta con la drammaticità dei versi di Jacopone da Todi ma testimoniano la sincera religiosità di Boccherini.



La famiglia Bonavente

Nel 1785, dopo quasi tre anni di un'inattività compositiva spiegabile solo con grossi problemi di salute, decedettero la moglie di Boccherini e il suo protettore don Luis. Sentendosi mancare il terreno dai piedi Boccherini si mosse in più direzioni.

Dopo una lettera piena di suppliche Carlo III concesse a Luigi Boccherini una pensione. Contemporaneamente il Principe ereditario di Prussia Federico (che sarebbe entrato in carica a fine anno come Federico Guglielmo II) nominò Boccherini compositore di musica da camera. L'anno seguente inoltre la famiglia Bonavente-Ossura lo nominò direttore d'orchestra e dei concerti.

L'ingresso di Boccherini nella cerchia dei Bonavente procurò nell'imminente al compositore "La Clementina", una zarzuela ovvero un dramma con musica con testi di Ramon de la Cruz, grande poeta spagnolo pure protetto dalla famiglia Bonavente. Boccherini compose l'intera opera in un solo mese.

Cosa successe negli anni a seguire non è chiaro. Abbiamo soltanto notizie dalle dediche delle sue partiture che nei primissimi momenti furono tripartite tra il Re di Spagna, i Bonavente e il Principe di Prussia, ma che col tempo videro scomparire prima il nome di Carlo III e poi della famiglia Bonavente, indice di una perdita delle committenze, dei favori e degli emolumenti. Nel 1787 si risposò con una figlia di un violoncellista della Real Cappella, Maria del Pilar Joacquina Porretti, ma non è chiaro se Boccherini si trasferì nel regno di Prussia o continuò a lavorare a Madrid. In ogni caso produsse trii, quartetti, quintetti e sinfonie. Tra i quintetti spicca, per l'organico per Boccherini raro (contrabbasso al posto del secondo violoncello) e per la struttura (otto movimenti), l'op.39 n.1.



Incertezze

Dall'archivio di Pleyel ci sono arrivate lettere di Boccherini, molto gentili e cordiali, anche nei casi in cui vengono richiesti pagamenti in ritardo non corrisposti. L'estremo garbo delle lettere fa presupporre che Boccherini tentasse di tener buono il rapporto con Pleyel anche data la situazione finanziaria non facile.

Sempre in quest'ottica possono essere visti i quintetti op.56 per fortepiano (Pleyel, oltre che esecutore, compositore ed editore, fu anche un importante costruttore di fortepiani), anche se il fortepiano non risulta mai protagonista o solista.

La composizione, nel 1797, dei sei quintetti op.55 per oboe con esplicita destinazione a Gaspare Carli, ex-oboista di Carlo III (ormai morto) e della famiglia Bonavente, così come la composizione di alcune arie per soprano (di cui una con una sezione con oboe concertato) può far pensare che in qualche modo Boccherini fosse ancora attivo a Madrid.

Il 16 Novembre 1797 morì Federico Guglielmo II e il successore Federico Guglielmo III, nonostante una disperata missiva di Boccherini, lo licenziò.

La situazione nuovamente traballante spinse ancora Boccherini a cercare altre strade. Il rapporto con Pleyel, nonchè i favori che, stando ad un articolo del Décade philosophique, nobili e aristocratici oramai decaduti (a causa della Rivoluzione Francese) avevano decretato alle musiche di Boccherini eseguite a Parigi dal violinista Viotti, portarono Boccherini a comporre altri sei quintetti con fortepiano (op.59), ad inviarli all'ambasciatore di Francia con la dedica "Alla Nazione e Repubblica francese" e a far partecipe di questa nuova opera un rappresentante del popolo al Ministero dell'Interno (a cui spedì una lettera in cui si trova la bellissima frase, quasi proto-beethoveniana: "la musica è fatta per parlare al cuore dell'uomo...", che ben si lega ad un'altra, scritta nel 1799 a Chénier: "la musica senza affetti e passioni è insignificante"). Secondo la biografia del pronipote Alfredo Boccherini il Conservatorio di Parigi invitò Luigi Boccherini a diventare membro del Direttorio esecutivo, ma probailmente lo stato di salute non avrebbe permesso un viaggio così faticoso per Boccherini.

Una piccola novità dalla Francia arrivò con la nomina ad ambasciatore francese a Madrid di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, il quale chiamò costantemente Luigi Boccherini come direttore musicale forse data la nomea che questi si era fatto anche in quel di Parigi. Bonaparte rimase meno di due anni, tra il 1800 e il 1801, a Madrid, ma questo gli valse la dedica di due serie di quintetti (op.60 e op.62). Quintetti che, per Boccherini, rappresentano una grande novità: la sostituzione del secondo violoncello con la seconda viola. Non è possibile stabilire se la scelta fosse di opportunità, ovvero allinearsi a ciò che all'epoca era piú in voga (quintetto con due viole erano stati composti da Michael Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart), oppure una scelta musicale, che facesse prevalere le tonalità chiare e i sentimenti di rassegnazione e serenità. In ogni caso è degna di nota l'autocitazione nel quintetto op.60 n.6, ove nelle ultimissime battute del primo tempo, improvvisamente, spunta l'accompagnamento strumentale che, nello Stabat Mater, sottolinea le parole "in Paradisum".

Il 6 Settembre 1799 Boccherini aveva dettato un testamento, da cui si deduce una vita piuttosto agiata, ma la fine del rapporto con Pleyel (1799), il trasloco in una modestissima dimora in Calle Jesus y Maria, la peste del 1802 che colpì seconda moglie e due figlie del compositore e l'accettazione a fare lezioni private (tra le altre, di violino, a Pierre Rode) confermano la caduta in disgrazia di Luigi Boccherini che morì il 28 Maggio 1805 lasciando incompiuto un quartetto che riesce a non cedere alla tristezza, confermando il tenore raffinato (talvolta addirittura metafisico, stando anche alle ipnotiche indicazioni di tempo come "allegro vivo che appena si senta" o "andantino amoroso ma non largo") e lieve di Boccherini.

Stefano Zanobini

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