
Recensione su MusicPaper di Jubel Schein Bedeutung di Massimo Rolando Zegna
Classe 1980, il violinista e violista d’amore Valerio Losito si è perfezionato nella prassi esecutiva storica su strumenti originali con Enrico Gatti, Luigi Mangiocavallo, Federico Guglielmo, ed Enrico Onofri. Arriva a questa registrazione realizzata per Novantiqua Records assieme alla clavicembalista Elisabetta Guglielmin. Con lei suona in duo dal 2020. Vanta inoltre alle spalle una solida serie di collaborazioni concertistiche e discografiche intraprese con importanti ensemble del panorama internazionale, oltre ad altre performances affrontate da solista.
L’incisione – dedicata alle sei Sonate per violino e clavicembalo BWV 1014-1019 di Johann Sebastian Bach – è senz’altro molto coraggiosa, per quanto riproponga un tema tutt’altro che nuovo. Ma che fin qui ha ben poco e anzi sempre meno attecchito nell’ambito dell’interpretazione storicamente informata. Ovvero, quello di un profondo ripensamento delle andature di tempo da assumere quando si interpreta la musica barocca. Con la chiara finalità di sopperire a una invadente e progressiva velocizzazione dei tempi esecutivi in atto da molto.
Il fine è quello di ottenere un più fedele approfondimento delle musiche affrontate e delle intenzioni artistiche dei loro autori. Ed è indubbio che in tanti casi odierni e del recente passato l’accelerare la velocità esecutiva è risultata per molti musicisti un espediente praticato per camuffare – evitandoli – ben più problematici risvolti interpretativi.
Questo doppio cd utilizza l’ordinato manoscritto delle sei sonate bachiane conservato a Copenaghen. Il documento si deve probabilmente a Christian Friedrich Penzel nella seconda metà del ‘700. Riporta la versione delle sei sonate precedente alla modifiche e alle aggiunte operate in un secondo tempo da Bach. A parere di Losito fu probabilmente realizzato copiando in maniera minuziosa un perduto autografo bachiano.
L’esecuzione del duo volutamente non corregge le apparenti incongruenze e discordanze che compaiono nel manoscritto, di solito considerate dagli interpreti frutto di sviste ed errori. Avvia al contrario una ricerca sulla percezione del tempo nell’età di Bach che si risolve in un obbligato ripensamento anche delle questioni tecniche legate all’esecuzione, e ai conseguenti processi espressivi.
Il risultato vistoso, e merita un ascolto molto ponderato, prolungato, e libero da preconcetti. Un’operazione che pone infatti i musicisti di fronte a problemi esecutivi non indifferenti che chiedono un diverso genere di virtuosismo. Per quanto sia abbondantemente perfettibile, ha comunque il merito di sottolineare dettagli che spesso restano celati. E di suggerire con i fatti una via altra alla comprensione della musica di Bach e dell’età barocca.
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