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Sempre per le ragioni sopracitate, spesso non sono state tramandate notizie sulle prime esecuzioni, né dettagli come il librettista, il committente, il luogo, la data e l'occasione dell'esecuzione, gli interpreti etc. A tale mistero gli studiosi non sempre trovano risposta. Sistima che Bononcini abbia composto circa 270 cantate, uno dei generi che pili lo accompagnarono nel corso della sua carriera, da Roma, alla corte di Vienna, fino a Londra. Trentatré manoscritti sono tuttora conservati nella Biblioteca dell’Abbazia di Montecassino; non uno dei quattro volumi dell'archivio rivela la data, il luogo o il periodo di composizione. Delle trentatré cantate, ben ventisette sono composte per voce sola e basso continuo, mentre le sei rimanenti coinvolgono anche due violini. Tali sei cantate con violini sono degli unica, esistono cioé in una sola versione manoscritta. U'unica eccezione é rappresentata dalla cantata Fcco Dorinda il giorno, che fu ripresa e trasportata di tonalita dallo stesso Bononcini, al fine di inserirla come brano di apertura di una celebre raccolta di cantate e duetti, stampata a Londra nel 1722. Lo studioso Lowell Lindgren ha attribuito le Se Cantate a voce sola con violini di Montecassino al periodo 1714-1719, anni durante i quali Bononcini soggiornd a Roma al servizio di Johann Wenzel, conte di Gallas e ambasciatore imperiale a Roma. Wenzel era un uomo di cultura, amante e patrono della musica. La sua corte fu particolarmente attiva in anni in cui era in vigore un divieto papale promulgato da Papa Clemente XI che proibiva I'esecuzione d'opera nei teatri romani. Cid nonostante il Conte von Gallas organizzava ricevimenti settimanali e presso la sua corte Bononcini compose ben due opere (Astarto ed Erminia), revisiono |'Etearco del 1707, scrisse la serenata Sacrificio a Venere (1714) e un numero imprecisato di cantate, duetti da camera ed altri brani. L'argomento poetico | temi delle Cantate rispecchiano appieno i fopoi arcadici, basati su argomento pastorale. Uobiettivo della riforma letteraria promossa dall' Accademia d’Arcadia a Roma verso la fine del Seicento era quello di purificare la poesia italiana dagli eccessi e dall'irrazionalita imperanti nello stile barocco. Una delle aspirazioni principali era il ritorno a quell’equilibrio e sobrieta che caratterizzano la poesia del Petrarca.
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