Torquato Tasso, Claudio Monteverdi, Torquato Tasso and... Sofia Loren!

Torquato Tasso, Claudio Monteverdi, Torquato Tasso and... Sofia Loren!

Claudio Monteverdi and his Madrigals

Claudio Monteverdi was an Italian composer of the Baroque period, best known for his madrigals. He is considered to be one of the most important composers in Western music history.

Monteverdi was born in 1567 in Cremona, Italy and spent most of his life there. He composed several books of madrigals that are considered to be some of the finest works from the period. His music featured a unique blend of styles, including polyphonic writing and basso continuo accompaniment.

Monteverdi’s works were highly influential during his lifetime and beyond, particularly in the Republic of Venice where he served as maestro di cappella at St Mark’s Basilica from 1613 until his death in 1643. His madrigals continue to be performed today and remain some of the most beloved pieces from the Baroque period.



"Il Combattimento di Tancredi e Clorinda" by Claudio Monteverdi


One of his best known piece is "Il Combattimento di Tancredi e Clorinda", a operatic scena. It is part of the eighth book of madrigals and is considered to be one of the most important works by Monteverdi. The piece, which depicts a fight between a Christian knight (Tancredi) and a Saracen maiden (Clorinda), is written in stile concitato, an expressive style that emphasizes the drama and emotion of the story.

The story behind "Il Combattimento di Tancredi e Clorinda" takes place during the First Crusade when Tancredi, a Christian knight, unknowingly fights with Clorinda, a Saracen maiden who has disguised herself as a man. Through this opera, Monteverdi was able to capture both the tragedy and beauty of war while highlighting its destructive power.

On our YouTube channel you can look at "Il Combattimento" played by Ensemble Alraune.



Tasso's La Gerusalemme liberata

The libretto is drawn from Torquato Tasso's La Gerusalemme Liberata (Jerusalem Delivered)., Canto XII, 52–62, 64–68).

Torquato Tasso's La Gerusalemme Liberata is an epic poem that was written in the 16th century. It focuses on the First Crusade and tells a story of Christian knights who set out to reclaim Jerusalem from Muslim rule. It is a classic example of Renaissance literature and its influence can still be seen in modern works. The poem is considered to be one of the most influential works of Italian literature, and it has been translated into several languages. Its themes are still relevant today, as it deals with religious faith, courage, justice, love, loyalty and revenge. La Gerusalemme Liberata has inspired many writers over the centuries and continues to be an important work in literature today. Its influence can be also seen in many aspects of Baroque opera, from its musical structure to the themes explored in its stories.

The poem's influence on Baroque opera can be seen through its use of recitative and arias, as well as its focus on religious themes. The epic poem also helped to shape the development of new genres such as oratorio and cantata, which were widely used during this period. Furthermore, La Gerusalemme Liberata has had a lasting impact on operatic storytelling by introducing elements such as grandiose set pieces and larger-than-life characters.

Overall, La Gerusalemme Liberata has had a profound impact on Baroque opera, influencing both musical structure and storytelling techniques that are still used today.



An Unforgettable Viewing Experience - Carlo Ludovico Bragaglia's La Gerusalemme Liberata


Tasso's masterpiece was also inspiration for Carlo Ludovico Bragaglia's La Gerusalemme Liberata. La Gerusalemme Liberata is a 1957 Italian epic historical film directed by Carlo Ludovico Bragaglia. The film stars Sofia Loren, George Nader, and William Tubbs. It was shot in Eastmancolor and released in Super Technirama 70.
Bragaglia's film is notable for its lavish visuals and its use of widescreen cinematography to recreate the grandeur of medieval Jerusalem. It was one of the last films shot in Super Technirama 70, and its release coincided with the introduction of CinemaScope's rival anamorphic format, Panavision.
Despite its high production values, La Gerusalemme Liberata was not a box office success and was largely forgotten until it was rediscovered by audiences in recent years. However, it has since gained a cult following among lovers of classic Italian cinema.


Tasso's text

Here Tasso's poetry describing the death of Clorinda.

Tancredi che Clorinda un uomo stima
vuol ne l'armi provarla al paragone.
Va girando colei l'alpestre cima
ver altra porta, ove d'entrar dispone.
Segue egli impetuoso, onde assai prima
che giunga, in guisa avvien che d'armi suone
ch'ella si volge e grida: - O tu, che porte,
correndo sì? - Rispose: - E guerra e morte.

- Guerra e morte avrai: - disse - io non rifiuto
darlati, se la cerchi e fermo attende. -
Ne vuol Tancredi, ch'ebbe a piè veduto
il suo nemico, usar cavallo, e scende.
E impugna l'un e l'altro il ferro acuto,
ed aguzza l'orgoglio e l'ira accende;
e vansi incontro a passi tardi e lenti
quai due tori gelosi e d'ira ardenti.

Notte, che nel profondo oscuro seno
chiudesti e nell'oblio fatto sì grande,
degne d'un chiaro sol, degne d'un pieno
teatro, opre sarian sì memorande.
Piacciati ch'indi il tragga e'n bel sereno
a le future età lo spieghi e mande.
Viva la fama lor, e tra lor gloria
splenda dal fosco tuo l'alta memoria.

Non schivar, non parar, non pur ritrarsi
voglion costor, ne qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi:
toglie l'ombra e'l furor l'uso de l'arte.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferro; e'l piè d'orma non parte:
sempre il piè fermo e la man sempre in moto,
né scende taglio in van, ne punta a voto.

L'onta irrita lo sdegno a la vendetta,
e la vendetta poi l'onta rinova:
onde sempre al ferir, sempre a la fretta
stimol novo s'aggiunge e piaga nova.
D'or in or più si mesce e più ristretta
si fa la pugna, e spada oprar non giova:
dansi con pomi, e infelloniti e crudi
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.

Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, e altrettante
poi da quei nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fier nemico e non d'amante.
Tornano al ferro, e l'un e l'altro il tinge
di molto sangue: e stanco e anelante
e questi e quegli al fin pur si ritira,
e dopo lungo faticar respira.

L'un l'altro guarda, e del suo corpo essangue
su'l pomo de la spada appoggia il peso.
Già de l'ultima stella il raggio langue
sul primo albor ch'è in oriente acceso.
Vede Tancredi in maggior copia il sangue
del suo nemico e se non tanto offeso,
ne gode e in superbisce. Oh nostra folle
mente ch'ogn'aura di fortuna estolle!

Misero, di che godi? Oh quanto mesti
siano i trionfi e infelice il vanto!
Gli occhi tuoi pagheran (s'in vita resti)
di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Così tacendo e rimirando, questi
sanguinosi guerrier cessaro alquanto.
Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse,
perchè il suo nome l'un l'altro scoprisse:

- Nostra sventura è ben che qui s'impieghi
tanto valor, dove silenzio il copra.
Ma poi che sorte rea vien che ci nieghi
e lode e testimon degni de l'opra,
pregoti (se fra l'armi han loco i preghi)
che'l tuo nome e'l tuo stato a me tu scopra,
acciò ch'io sappia, o vinto o vincitore,
chi la mia morte o vittoria onore. -

Rispose la feroce: - Indarno chiedi
quel c'ho per uso di non far palese.
Ma chiunque io mi sia, tu innanzi vedi
un di quei due che la gran torre accese. -
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi
e: - In mal punto il dicesti; (indi riprese)
e'l tuo dir e'l tacer di par m'alletta,
barbaro discortese, a la vendetta.

Torna l'ira ne' cori e li trasporta,
benchè deboli, in guerra a fiera pugna!
Ù'l'arte in bando, ù'già la forza è morta,
ove, in vece, d'entrambi il furor pugna!
O che sanguigna e spaziosa porta
fa l'una e l'altra spada, ovunque giugna
ne l'armi e ne le carni! e se la vita
non esce, sdegno tienla al petto unita.

Ma ecco omai l'ora fatal è giunta
che'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e'l sangue avido beve;
e la veste che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenere e lieve,
l'empiè d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e'l piè le manca egro e languente.

Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme:
parole ch'a lei novo spirto addita,
spirto di fè, di carità, di speme,
virtù che Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.

- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì: deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar invoglia e sforza.

Poco quindi lontan nel sen d'un monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empiè nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide e la conobbe: e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi col ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise:
e in atto di morir lieta e vivace
dir parea: "S'apre il ciel: io vado in pace".


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