
...an excerpt from a booklet from one of our publications... 0061
Nella sua prefazione dell’edizione delle 54 Etudes d’après Chopin, Leopold Godowsky scrive: "Per giustificarmi nella perenne controversia che esiste a proposito del diritto etico ed estetico di un compositore di poter usare musiche, temi o idee di altri compositori per parafrasi o variazioni, voglio dire che ciò dipende interamente dall'intenzione, natura e qualità dell'operazione compiuta dal cosiddetto 'trasgressore'. Poiché gli Studi di Chopin sono universalmente considerati come il più alto risultato ottenuto nella forma dello Studio, che unisce l'utilità tecnico-meccanica con la meravigliosa musica pianistica, ho pensato che sarebbe stato opportuno usare gli Studi di Chopin come solida e invulnerabile base, su cui costruire ulteriori sviluppi dell'arte del pianoforte".
Lo stesso si potrebbe dire per l’operazione di Sergio Baietta, che mantiene sempre un grandissimo rispetto per gli Studi di Chopin e dimostra, semmai, come la musica di Chopin e la sua scrittura pianistica siano ormai un patrimonio collettivo dei musicisti moderni. La purezza originale degli Studi di Chopin viene ancor più valorizzata, quando accostata e “incrociata” con altri stili e formule musicali. Baietta fa "viaggiare nel tempo” gli Studi di Chopin, dimostrando come la loro bellezza possa armonizzarsi, o anche creare nuovi esiti creativi, quando viene trasportata in altre epoche e contesti musicali.
L’innesto dei temi estranei a Chopin avviene di solito in modo esplicito, ma in alcuni casi “mimetico" e quasi irriconoscibile, come nell’Etude op. 10 n. 10, in cui la melodia "estranea" è così ben integrata e “compatibile” con l'ordito chopiniano da far sembrare questo Studio quasi una versione alternativa composta dallo stesso Chopin.
Come lo stesso Sergio Baietta scrive nella sua prefazione, non esiste "un solo tempo”. Un’esplosione avvenuta in una stella che dista anni luce da noi può essere osservata oggi, anche se è accaduta milioni di anni fa.
La base di ogni Etude rimane quella (mai semplificata, semmai resa ancora più complessa) dell’originale chopiniano, ma l’elemento di novità è dato dalle inaspettate “deviazioni”, che portano una melodia di Chopin a diventare qualcos’altro, migrando verso mondi musicali lontanissimi. La deviazione è anche temporale: alcune Etudes "tornano indietro nel tempo”, come avviene nello Studio op. 10 n. 4, riscritto in forma di Invenzione a 2 voci di Bach, o nell’op. 10 n. 1, che incorpora le armonie del Preludio di Bach in do maggiore con la melodia che Charles Gounod vi applicò, dando vita alla celebre Ave Maria. Ma più spesso la musica di Chopin viene traslata nel futuro: è il caso dei vari Studi in cui compaiono citazioni di temi celebri di musiche del Novecento.
News,Extra